Istanboulli | La leggenda intorno al diamante
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La leggenda intorno al diamante

La leggenda intorno al diamante

Si ritiene che fossero stati gli antichi Egizi i primi a portare i loro anelli all’anulare sinistro, poiché credevano che vi fosse la “vena amoris” ossia la vena d’amore e che presumibilmente arrivasse direttamente dal cuore. Anche gli antichi Romani usavano simbolismi del genere.
Fino al XV secolo soltanto i re indossavano i diamanti poiché rappresentavano il simbolo di forza, coraggio e invincibilità. Con il passare degli anni, però, il diamante è diventato il dono in segno d’amore. Si crede che il primo anello di fidanzamento con diamante solitario sia stato offerto nel 1477 dall’Arciduca Massimiliano D’Austria quando ha chiesto la mano di Maria di Bourgandy, per sposarla. Prima di questo avvenimento, gli anelli di fidanzamento erano per lo più di metallo, ferro per la gente comune mentre oro o argento per i reali. Il diamante è il simbolo dell’amore e del romanticismo per eccellenza, mentre la fede simbolo di fedeltà, costanza e impegno. La sua forma circolare, senza inizio e senza fine rappresenta l’eternità, il rinnovamento, la completezza e la perfezione.
Molte leggende gravitano intorno al diamante. Gli antichi Greci e Romani pensavano che i diamanti fossero frammenti di stelle caduti sulla terra o addirittura li consideravano le “lacrime degli dei”. Gli antichi Indù, invece, credevano che i diamanti si formassero dal fulmine che si abbatte sulla roccia. La credenza di tutti comunque, era che il diamante avesse attributi misteriosi e poteri soprannaturali, tanto da influenzare il cielo e il cuore e che potesse dare a chi lo possedeva fortuna e successo.
Si racconta inoltre che le frecce di Cupido avessero la punta di diamante e trasmettessero a chi veniva colpito il loro potere emotivo.

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